Speciale sicurezza
Le tecnologie biometriche in banca

di
Tito Gaudio

(ELEX S.r.l. - Torino)

(N.d.r. ripreso dallarivista Bancaforte dell'ABI del bimestre gennaio-febbraio 1998)

Ma sei davvero tu?

Le tecnologie biometriche entrano in banca

CHE COSA SAI? CHE COSA HAI? CHI SEI?
Come il computer legge la mano o riconoscela voce
Roma, esterno giorno. La scena si svolge lungo unavia principale in un mattino qualunque di un giorno feriale. Viavaidi persone, passi frettolosi sul marciapiede, volti ancora addormentati.

Ciak, azione! Primo piano di Mario, impiegato dibanca, mentre avanza davanti alla macchina da presa. Primo pianodi Antonio, agente di commercio, che (mescolato tra la folla)proviene dalla parte apposta. Sguardi dei due che s'incrociano.Zoom sugli occhi (increduli) di Mario. Primo piano del volto (sorpreso)di Antonio.

"Ma sei davvero tu?!" - esclama Mario rivoltoall'amico che non vede da quasi vent'anni. «E chi se no?»- gli fa eco l'altro sicuro di averlo riconosciuto al primo colpo.

Macchina indietro a partire dai due che si stringonocalorosamente la mano e panoramica sulla folla. Stop!

Riconoscere a prima vista un amico d'infanzia, anchese è trascorso molto tempo, è naturale. Il portamento,i tratti somatici del volto, il timbro della voce, spesso sonosufficienti al cervello per ripescare nella memoria dati ed immaginidi un passato anche remoto. Dicono gli scienziati che a voltebastano appena venti millisecondi.

Tra le tante capacità che l'uomo possiede,quella di poter riconoscere i suoi simili è tra le piùaffascinanti. L'essere umano, tuttavia, è in grado di distinguerecon rapidità e sufficiente sicurezza solo alcune caratteristichepredominanti ma non l'identità di ogni persona che incontra.La capacità di identificare con certezza un suo simileè limitata alle persone che gli sono vicine o che, in ognicaso, ha avuto modo di conoscere e frequentare nel tempo.

Riconoscere molte persone, perciò, non èfacile. L'uomo può farlo in vari modi. Innanzitutto osservandola figura o ascoltando la voce di un suo simile, direttamenteo tramite apparecchi a distanza come il citofono o la telecamera.Ma le possibilità, come si è detto, sono limitate.Può farlo attraverso il controllo di un documento di identità(confronto tra foto e volto reale), ricorrendo magari ad uno strumentoche lo aiuti ad accertarne l'autenticità (consultare unregistro, ad esempio, o verificare un elemento distintivo). Può,infine, accertare l'identità con sicurezza (ma deve essereun esperto) attraverso il confronto delle impronte digitali ol'analisi della firma apposta su un documento.

Se le capacità del nostro cervello da solenon bastano allora bisogna ricorrere alle "macchine".Ve ne sono alcune che riconoscono la persona attraverso l'identificazionedi un oggetto o di un'informazione che l'individuo possiede oconosce (badge, tag, password, PIN). Altre lo fanno tramite laverifica di una caratteristica fisiologica (come le impronte digitali)o una particolarità del comportamento (la firma ad esempio).Alcune macchine richiedono un elevato coinvolgimento della personache deve essere identificata; altre in cui la partecipazione attivadell'individuo è più limitata.



L'IMPRONTA DIGITALE
L'idea di affidare alla "macchina" il riconoscimentodelle persone ha radici molto lontane; i primi successi, tuttavia,risalgono ai nostri Anni Sessanta.

Oggi, grazie all'elettronica, non è piùuna novità l'apparecchio che "riconosce" l'utenteche si appresta ad entrare in un'area riservata o a prelevareil contante al Bancomat. Ma c'è un equivoco di fondo. Questiapparecchi più che accertare l'identità si limitanoa verificare un'entità che in quel momento l'individuopossiede.

Se l'identificazione avviene attraverso la digitazionedi un codice, il sistema verifica "ciò che la personaconosce". Se si tratta, invece, di un badge, il controlloattiene a "ciò che la persona possiede". Nelclassico caso del Bancomat, infine, il riconoscimento riguarda"ciò che la persona detiene e conosce" ossiala tessera ed il PIN.

Gli esperti usano classificare queste tecniche diriconoscimento in due livelli: il primo è riferito ad unainformazione nota al soggetto (come una password o un codice numerico)mentre il secondo fa riferimento all'oggetto posseduto (una tessera,un tag e così via).

L'uso di una di queste chiavi (o l'abbinamento dientrambe) spesso è sufficiente a garantire la sicurezzadi accesso ad un luogo, al prelievo di un bene o alla fruizionedi un servizio. Altra cosa, tuttavia, è accertare l'identitàdi una persona, ovvero garantire che colui che si presenta davantialla porta di un locale a rischio o al cash dispenser ha realmentediritto ad entrare o a prelevare il denaro.

Il problema, dunque, è autenticare l'identitàdi un individuo o, come si dice, effettuare un'identificazionepositiva. Per far ciò non resta che confrontare un'improntapersonale rilevata sul momento con la corrispondente registratain precedenza.

La prima impronta ad entrare nel mirino degli scienziatiè stata, circa un secolo fa, quella digitale. Che le peculiaritàdei polpastrelli fossero uniche ed immutabili, i cinesi lo avevanocapito migliaia di anni or sono. I burocrati dei palazzi reali,infatti, erano soliti legalizzare i documenti facendo apporrel'impronta del dito su un sigillo di cera bollente. Per individuareil colpevole o scagionare un innocente, le polizie criminali ditutto il mondo ricorrono soprattutto alle impronte digitali. LaFederal Bureau of Investigation (FBI), in circa settanta annidi attività, ne ha raccolte ed archiviate oltre 200 milioni.

Altre caratteristiche fisiologiche (come, ad esempio,la geometria della mano o le screziature dell'iride) o alcuneparticolarità del comportamento (la scrittura, il parlato,il battito cardiaco) possono essere sfruttate per riconoscerecon sicurezza una persona. È così che dal connubiofra la microelettronica più avanzata e la biometria (ladisciplina che studia i fenomeni della vita in senso quantitativoattraverso metodi matematici e statistici) sono nati i primi sistemidi riconoscimento biometrico.

Ora il sogno di un computer portinaio che riconoscai membri della famiglia, attraverso una parola d'ordine sussurratadavanti all'uscio, non è più un'utopia.



APPRENDIMENTO E CONFRONTO
Un dispositivo di riconoscimento biometrico è,in generale, un apparecchio che permette di autenticare in modoautomatico l'identità di un essere umano vivente attraversol'analisi di una caratteristica fisiologica o particolaritàdel comportamento. Si tratta, in altre parole, di rilevare sulmomento un'impronta caratteristica dell'individuo e di confrontarlacon l'immagine corrispondente acquisita in precedenza al finedi verificarne i punti di coincidenza.

Le parti del corpo umano che più si prestanoa questo scopo sono: il volto (tratti caratteristici, configurazionedei vasi sanguigni, ecc.), l'occhio (retina ed iride), la mano(geometria, configurazione dei vasi sanguigni, ecc.), le dita(impronte digitali, forma, ecc.).

Le particolarità del comportamento piùconsiderate sono la scrittura (firma, ritmo della digitazione),il parlato, il battito cardiaco.

Le prime, in genere, sono caratteristiche unicheed immutabili; le altre, invece, sono suscettibili di cambiamentiin relazione alle condizioni personali ed ambientali.

Assai promettenti (così pare) appaiono anchel'orecchio, le labbra e persino l'odore che emana il corpo umano.

Tre sono i compiti essenziali di un dispositivo biometrico:l'apprendimento dell'impronta, il confronto sul momento, l'interazioneverso l'esterno. La generazione (una tantum) dell'impronta individualecomprende l'acquisizione dell'immagine relativa alla caratteristicafisiologica o comportamentale, la sua elaborazione, compressionee memorizzazione.

Il riconoscimento vero e proprio avviene confrontandol'impronta rilevata al momento sull'individuo da identificarecon la corrispondente registrata in precedenza.

L'interfaccia verso il mondo esterno riguarda sial'aspetto operativo (interazione uomo-macchina) sia la connessionefisica ed elettrica con il resto del sistema. L'impronta èacquisita tramite speciali sensori (ottici, ultrasonici, termici,ecc.) presenti nel dispositivo stesso oppure mediante l'analisidi alcuni fattori legati al comportamento individuale (attività,pause, ecc.) o, ancora, sfruttando entrambe le tecniche.

L'immagine catturata è poi elaborata e compressacon l'ausilio di particolari algoritmi dando così origineal template (in chiaro o crittografato). La dimensione puòvariare da poche decine di bit a migliaia di byte. L'improntadi riferimento è memorizzata nel database del dispositivoper le successive comparazioni oppure è registrata sullatessera di identificazione (in genere una carta con microchip)per il raffronto diretto in fase di riconoscimento.

Se l'apparecchio dispone di un archivio impronte,l'accertamento dell'identità può avvenire secondodue differenti modi: per verifica diretta o attraverso il processod'identificazione.

Nel primo caso il confronto è effettuato tral'impronta reale e quella memorizzata nel database, il cui "indirizzo"è fornito dal soggetto stesso attraverso la digitazionedi un PIN o il codice registrato nella tessera personale, primadi procedere al riconoscimento. In altre parole, il dispositivoverifica se l'utente è "chi dice di essere".Il coinvolgimento richiesto è rilevante (e ciò determinauna maggiore durata dell'operazione) ma il tempo necessario alsistema per prendere una decisione è molto breve. Nel secondocaso l'apparecchio esegue un confronto tra l'impronta rilevataal momento e ciascuna posizione dell'archivio. Esso, insomma,verifica se il soggetto è "uno fra i tanti conosciuti"dal sistema, compiendo un processo simile a quello del cervelloumano.

La risposta è meno rapida (dipende dalle dimensionidel template, dal numero d'impronte memorizzate, dai criteri diricerca in archivio, ecc.) ma il riconoscimento è piùsicuro e le modalità operative molto più semplici.

Le apparecchiature che non dispongono di un archivioimpronte (per la quantità dei soggetti in gioco o per altreragioni) possono effettuare il riconoscimento paragonando l'immaginerilevata al momento con l'impronta memorizzata sulla carta diidentificazione personale. I pro ed i contro sono quelli tipicidell'indirizzamento diretto.

Alcuni dispositivi biometrici presenti sul mercatoeffettuano esclusivamente la verifica (con o senza database),altri solo l'identificazione; altri ancora operano in entrambii modi.



OCCHIO ALL'ERRORE
Anche i dispositivi biometrici sbagliano. Vediamocome e perché. Il risultato che scaturisce al termine delprocesso decisionale, può essere di due tipi: l'improntarilevata al momento è identica alla corrispondente memorizzataoppure è diversa.

Se l'impronta, in base alla decisione presa, èidentica, le soluzioni possibili sono due: la persona davantialla macchina è vera (il sistema ha raggiunto il suo scopo)oppure è falsa, cioè un impostore (il sistema hafallito l'obiettivo). Due le scelte anche se l'impronta, secondola decisione presa, è diversa: la persona presente èvera (il sistema ha preso un abbaglio generando un falso allarmee rifiutando un utente che invece avrebbe dovuto accettare) oppureè falsa (allora il rifiuto è stato corretto). Qualsiasiapparato biometrico, dunque, ha un margine di tolleranza nel fornireil risultato dando così origine a due tipologie di erroridenominati in gergo FRR e FAR.

FRR (acronimo di False Rejection Rate) è ilnumero di falsi rifiuti ossia la percentuale di utenti autorizzati,erroneamente non riconosciuti e respinti. E' detto anche erroredi tipo I o "fattore d'insulto".

FAR (False Acceptance Rate> è il numerodi false accettazioni, ossia la percentuale di utenti non autorizzati,erroneamente accettati. E' chiamato anche errore di tipo II o"fattore d'inganno".

In breve: FRR indica la probabilità di nonriconoscere chi è autorizzato (persona autentica) mentreFAR la probabilità di accettare chi autorizzato non è(impostore). I due fattori (generalmente espressi in percentuale)sono inversamente proporzionali tra loro ed incidono in modo rilevantenella scelta del dispositivo da acquistare; entrambi variano ampiamentein base alla bontà dell'apparecchiatura e al principiosul quale si basa il riconoscimento. Quasi tutti i dispositivioffrono la possibilità di regolare il rapporto FRR/FARe quindi di aumentare o diminuire la sensibilità del sistema.Più selettivo è il riconoscimento per ragioni disicurezza (FAR) più alta è la probabilitàche una persona autorizzata venga respinta (FRR). Viceversa, piùsi allargano le maglie per diminuire il numero di falsi rifiuti(FRR) più elevata è la probabilità che venganoaccettati degli imbroglioni. Il punto in cui le due curve caratteristicherelative all'accettazione degli impostori ed al rifiuto dellepersone autentiche s'intersecano, ossia quando i due tassi dierrore si equivalgono, corrisponde all'Equal Error Rate (ERR)
.


UN CORPO PIENO D'IMPRONTE

Agli inizi era solo il polpastrello. Poiarrivarono l'occhio, la mano, il volto e la voce. Ora si pensaanche al BATTITO CARDIACO,all'ODORE NATURALE e perfino al BACIO.

Un breve viaggio tra i dispositivi biometriciper scoprirne pregi e difetti

Nel romanzo Il profumo, Patrick Suskind raccontala vita di un inquietante personaggio, nato a Parigi nel XVIIIsecolo, il cui corpo non emanava alcun odore.

Se Jean-Baptiste Grenouille (questo il nome del protagonista)fosse vissuto ai giorni nostri, avrebbe dato qualche grattacapoin più ad un gruppo di ricercatori dell'Universitàdi Leeds, in Inghilterra. Qui un manipolo di scienziati, infatti,da alcuni anni si cimenta con il più originale sistemad'identificazione biometrico, il naso elettronico.

Ogni corpo umano, sostengono i ricercatori, emanaun odore caratteristico ed inconfondibile. Riconoscere la personaattraverso l'analisi delle emanazioni corporee naturali èsolo una questione di tempo.

Il dispositivo si basa sull'impiego di speciali polimerii quali, oltre alla capacità di assorbire gli odori, sonobuoni conduttori di elettricità, caratteristica essenzialeper eseguire un'analisi automatica. L'olfatto umano, con oltrediecimila sensori, è uno degli organi di senso piùcomplessi. Il naso artificiale, invece, ne possiede appena unadozzina ma le sue capacità percettive (seppur limitatead un ristretto numero di odori ed aromi) sarebbero sufficientiper identificare un individuo.

Se quello delle emanazioni corporee può apparireun filone di ricerca stravagante e dagli esiti incerti, moltealtre "impronte" sparse sul nostro corpo hanno datorisultati interessanti. Un breve viaggio ci consentiràdi conoscere le caratteristiche fisiologiche e le particolaritàdel comportamento più sfruttate dagli attuali sistemi diriconoscimento automatico.


SU LA TESTA!
La zona del corpo umano sulla quale dirigiamo ilprimo sguardo per riconoscere un nostro simile è il volto.Un sistema automatico capace di identificare una persona guardandolain faccia sarebbe, dunque, il più vicino al nostro processod'identificazione, il più naturale.

L'utente fissa a distanza l'occhio di una videocamerae senza ulteriori coinvolgimenti viene riconosciuto o rifiutato.La telecamera potrebbe essere installata sull'uscio di casa oincorporata nel PC.

Dispositivi basati sul riconoscimento dei trattisomatici del volto sono già disponibili ma il loro impiegoappare problematico. I principali ostacoli riguardano le variazioniespressive, la posizione del capo, il taglio dei capelli, l'illuminazioneambientale (ovvero le zone d'ombra) ed altri ancora. Un'altrastrada che si sta percorrendo, sfrutta invece i "punti caldi"della testa generati dal passaggio del sangue nelle vene e nellearterie dei tessuti. Questi punti possono variare d'intensitàma, in generale, non cambiano di posizione. Attraverso una videocameraa raggi infrarossi viene fotografata la testa del soggetto e generatauna mappa termica dettagliata. L'analisi della termografia faccialeconsidera alcune zone attorno agli occhi e alla fronte; non tieneinvece conto delle aree maggiormente influenzabili dalla temperaturaambientale come il naso e le orecchie. Una variazione di qualchegrado (causata, ad esempio, dalla febbre) non modifica sostanzialmentela mappa delle radiazioni. Un intervento chirurgico di plasticafacciale non è, in generale, così profondo da alterarela sezione ed il percorso dei vasi sanguigni.


A ME GLI OCCHI
Nell'identificazione biometrica, anche l'occhio (comesi dice) vuole la sua parte. Alla pari del polpastrello, il bulbooculare possiede alcune peculiarità strettamente legateall'individuo, stabili nel tempo. Sin dai primi Anni Ottanta,i ricercatori hanno puntato il dito sulle caratteristiche dellaretina e dell'iride. Oggi è disponibile un sistema che,attraverso l'emissione di raggi infrarossi a bassa densità,esegue la scansione della retina e rileva la distribuzione deivasi sanguigni. Nelle fasi di registrazione e nelle verifichesuccessive, la cattura dell'impronta avviene appoggiando l'occhioper alcuni secondi sull'oculare dell'apparecchiatura. L'affidabilitàè molto elevata. Il numero di false accettazioni e di falsirifiuti è insignificante. L'apparecchio, tuttavia, nonè molto ben visto dall'utenza, restia a sottoporre un organocosì delicato ad una scansione elettronica. L'uso continuoda parte di diverse persone, obbligate ogni volta ad appoggiarel'occhio sullo stesso oculare, solleva poi qualche perplessitàin fatto d'igiene. Un altro sistema (di più recente ideazione)si basa sulla scansione a distanza dell'iride (fino a 25 cm).Il coinvolgimento dell'utente è molto più limitato.Con un tasso d'errore prossimo a zero è probabilmente ildispositivo biometrico oggi più affidabile.


TI RICONOSCO DALLA VOCE
Parlare è, come si sa, una delle proprietàpiù naturali dell'uomo. La stessa voce, quando èfamiliare, ascoltata al telefono o attraverso la cornetta delcitofono, è sufficiente per identificare rapidamente unapersona.

L'uso del parlato nel campo del riconoscimento automatico,quindi, non comporterebbe particolari problemi per l'utenza. Anzi.Pronunciare una parola-chiave davanti ad un microfono per farsiriconoscere non è come prestare i propri occhi, seppureper pochi secondi, ad una macchina.

La realizzazione di sistemi automatici affidabiliè però tutt'altro che semplice. Le caratteristichedel parlato sono strettamente legate a fattori di ordine fisiologicoe comportamentale. La voce è soggetta a continui e repentinicambiamenti. Basta una banale arrabbiatura o un semplice raffreddoreper alternarne le caratteristiche.

I sistemi biometrici basati sul riconoscimento vocaleconsiderano alcune peculiarità del parlato quali la frequenza,la struttura e la densità delle onde sonore, la velocitàe così via. Il confronto è eseguito tra la passwordpronunciata dall'utente e il modello di riferimento registratoin precedenza. Il tasso d'errore è elevato a causa dellepossibili alterazioni e alla presenza di rumori di fondo. Anchela fase di apprendimento è spesso lunga e tediosa.

Nessun problema, invece, per quanto riguarda le imitazioni.Gli imitatori, infatti, tendono ad esaltare i tratti distintividella voce ai quali è sensibile l'orecchio umano trascurandoil resto. Il sistema elettronico, al contrario, si basa sull'analisidi alcune caratteristiche non imitabili.


DAL BACIO AL... CUORE
Dammi un bacio e ti dirò chi sei. Anche leimpronte labiali sono oggetto di attenzione da parte dei ricercatori.La finalità, tuttavia, è soltanto di natura investigativa.

L'idea si basa sulla ripresa e sull'analisi dellescanalature e delle piccole pieghe, come per le impronte digitali.Le caratteristiche peculiari delle labbra variano da individuoad individuo, non sono strettamente legate all'ereditàe non cambiano di molto con gli anni. Il problema sorge peròquando le labbra si gonfiano per febbre o infezioni.

Ultima tappa del nostro viaggio attorno al capo èl'orecchio. C'è chi sostiene che anche l'organo deputatoalla funzione dell'udito (in particolare il padiglione auricolare)può essere sfruttato per identificare in modo automaticoun individuo. Come? Analizzandone la forma, le dimensioni, lacurvatura ed altri attributi minori.

Scendiamo ora lungo il collo e, prima di raggiungerela mano attraversando il braccio, facciamo una breve sosta vicinoal cuore.

Stando ai risultati conseguiti recentemente da ungruppo di ricercatori americani, è possibile identificarele persone anche attraverso il battito cardiaco. Il sistema sibasa sulla rivelazione e sull'analisi delle onde d'urto prodottedal cuore che s'infrangono contro una parete sensibile.


QUA LA MANO
Se il computer che "sente" il battito èancora in fasce, molti passi avanti, invece, ha fatto quello che"legge" la mano.

Oggi la maggior parte dei sistemi di identificazionebiometrica disponibili sul mercato sfruttano proprio le caratteristicheinsite nella parte terminale dell'arto superiore dell'uomo. Ildispositivo più diffuso si basa sul controllo della "geometria".L'utente deve semplicemente appoggiare il palmo su una superficiepiana tenendo le dita divaricate seguendo i pioli infissi nellapiastra di fondo. Una videocamera posta sopra il dorso, con l'aiutodi una serie di specchi laterali, ne rileva l'immagine tridimensionaleche viene poi elaborata e confrontata con l'impronta campione.Sporcizie, ferite ed anelli, in genere, non pregiudicano il risultato.È probabilmente il dispositivo biometrico più equilibratonel rapporto prezzo/prestazioni e con un discreto grado di accettazioneda parte dell'utenza.

Sistemi più recenti utilizzano soltanto ildito indice (o l'indice ed il medio) per raggiungere analoghirisultati. In genere questi dispositivi si limitano alla scansionetridimensionale; alcuni, però, misurano anche il fattoredi riflessione dell'epidermide ed altre proprietà "viventi"dell'elemento in esame.

Un altro sistema riconosce il profilo delle nocchedella mano della persona alla quale viene chiesto di afferrareun manubrio simile a quello della bicicletta. Altri, infine, eseguonola scansione delle vene distribuite sul dorso o sul palmo.

L'antenato dei dispositivi biometrici, tuttavia,riconosce l'uomo attraverso le impronte digitali.

Le caratteristiche di unicità ed immutabilitàsono note da tempo. Secondo alcune ricerche, la probabilitàche due individui (inclusi i gemelli monovulari o "gemelliidentici") abbiano la stessa impronta è una su unmiliardo. Ancora oggi la tecnica investigativa più sicurae diffusa per identificare i criminali, si basa sul confrontotra le impronte digitali rilevate sul luogo del delitto e quelleapposte su un foglio di carta dopo aver inumidito il dito in untampone inchiostrato.

L'idea di automatizzare l'identificazione delle personesfruttando le peculiarità insite nei polpastrelli risaleai primi Anni Settanta. Nonostante gli ostacoli che restano ancorada superare ed una certa insofferenza da parte dell'utenza, ilriconoscimento automatico basato sulle impronte digitali èoggi il più diffuso ed appare il più promettenteper il futuro.

Basta inserire l'indice in una piccola cavità.Il dispositivo biometrico rileva ed analizza le linee caratteristichepresenti sul polpastrello (minutiae), la loro posizione, le estremitàterminali, le biforcazioni e così via. Verifica se il ditoin esame è "vivo" e controlla altre particolaritàfisiologiche.

Diversi sono i principi fisici utilizzati: ottico,ultrasonico, termico, elettrico. Il più diffuso èil sistema a riflessione ottica. Include una sorgente luminosa,una lente ed un rilevatore d'immagine ad alta risoluzione. Perottenere una buona resa il dito deve essere correttamente posizionatoe ben a contatto con il piano d'appoggio. Lo sporco, le macchie,la pelle secca, possono incidere in modo sensibile sul risultato.

Altre tecniche sfruttano l'impiego di ultrasuonicon ottime performance in presenza di macchie o sporcizia. Altreancora usano la via termica o i campi elettrici. Un sensore elettronicointerposto tra un'antenna emittente ed il dito in esame, puòrilevare le variazioni di campo generate dalla diversa conformazionedelle creste e degli avvallamenti.


UNA FIRMA, PER FINIRE
Il ritmo con il quale una persona batte i tasti suuna macchina per scrivere o su una tastiera di un computer puòessere sfruttato per il riconoscimento automatico. Il comportamentopuò essere rilevato utilizzando gli impulsi inviati dallatastiera durante la digitazione.

Un sistema d'identificazione basato sull'analisidinamica della dattilografia è molto interessante. Nonrichiede il coinvolgimento dell'utente (è, infatti, completamentetrasparente); offre numerose possibilità di applicazioni(uso di PC e stazioni di lavoro). La sua messa a punto, tuttavia,presenta ostacoli notevoli. Come la differenza di comportamentofra gli utenti, ad esempio. Una cosa è il ritmo di un'espertadattilografa, ben altro la cadenza impressa da una persona cheutilizza la tastiera saltuariamente.

Concludiamo il viaggio (e il nostro articolo) conuna firma. In uso da secoli, la firma è il sistema piùdiffuso e sicuro per autenticare legalmente un documento. Il suovalore probatorio è recepito da tutti i paesi del mondo.L'apposizione di una sigla su un documento prova che chi l'hafirmato è colui che l'ha originato, che ne condivide ilcontenuto e che era fisicamente presente.

Accertarne l'autenticità significa metterea confronto la sigla personale apposta al momento su un documentocon una o più firme precedentemente registrate. Anche unafirma illeggibile contiene l'impronta di chi l'ha eseguita.

La verifica più diffusa si basa sul controllovisivo. La sigla apposta sul retro delle carte di credito, adesempio, consente di accertare in qualche modo l'autenticitàdel titolare. Il controllo visivo tradizionale è eseguitoda persone addestrate o da esperti in falsificazioni con l'ausiliodi strumenti d'ingrandimento. Una variante, in uso agli sportellidelle banche, consiste nell'archiviare elettronicamente la firmadepositata e nel richiamarla a video al momento in cui il clientedeve effettuare un'operazione.

In sintesi, due sono le possibili tecniche di riconoscimentoautomatico della firma: l'analisi statica (già affermata)e l'analisi dinamica.

La prima prevede la generazione di un template basatosui tratti caratteristici della firma già apposta su cartae il confronto con la firma eseguita al momento con una pennaottica. È una tecnica in grado di rilevare le piùcomuni falsificazioni ma non è molto sicura.

L'analisi dinamica, invece, tiene conto anche dicome la firma viene apposta. Sia nella fase di registrazione chedi verifica, sono presi in considerazione diversi fattori quali:la velocità di scrittura, l'accelerazione, la pressioneesercitata sul foglio, l'ordine con il quale sono eseguiti i tratti,la traiettoria della penna, l'angolo d'inclinazione.

È il futuro dell'autenticazione automatica.Anche il falsificatore più esperto potrà imitareperfettamente la firma originale ma difficilmente riusciràa simularne le modalità ed i tempi di esecuzione.


LE NOVITÀ PER LABANCA

Riconoscimento automatico, controllo degliaccessi, autenticazione delle firme: le tecnologie biometricheoffrono notevoli possibilità di migliorare la sicurezza.
Per gli addetti ai lavori, il
BADGEA RADIOFREQUENZA...

New York, una via nel cuore di Manhattan. Un distintosignore si avvicina allo sportello automatico per ritirare cinquecentodollari. Si chiude alle spalle la porta ed inserisce la cartanel lettore. Una videocamera posta di fronte lo scruta negli occhialla ricerca dell'iride. Passano alcuni secondi. Il computer paragonal'impronta rilevata all'istante con l'immagine registrata e criptatasulla tessera. "0k sei tu!". Il monitor s'illumina,l'uomo digita l'importo sulla tastiera e preleva il contante.

Il Bancomat che riconosce il cliente con lo sguardoè stato messo a punto nel Massachusetts. Dopo dieci annidi ricerche ha lasciato gli spazi asettici dei laboratori ed hapreso servizio nelle strade di New York. È vero, èun po' voyeur. Forse incute timore o soggezione e non rispettala privacy ma migliora notevolmente la sicurezza.

L'accertamento dell'identità personale inmodo automatico, attraverso la verifica di una caratteristicafisiologica o comportamentale, permette numerose applicazioni.Riguardano in particolare il riconoscimento, il controllo degliaccessi e l'autenticazione. Apportano indubbi benefici in fattodi automazione e sicurezza.

Riconoscere in modo automatico una persona significaaccertarne l'identità senza ricorrere a verifiche manuali.Niente più controlli a vista dei documenti, insomma; bastacon le attese imposte dalle ricerche in archivio o dalla verificadelle impronte digitali.

Controllare gli accessi vuol dire identificare gliutenti che hanno titolo (o diritto) di accedere ad un luogo oad un'informazione, all'acquisto di un bene o alla fruizione diun servizio, consentire tale accesso e rifiutare le persone nonautorizzate.

Autenticare, infine, equivale ad accertare l'autenticità,a convalidare una firma, un documento, un atto.



L'IMPRONTA IN BANCA
Il riconoscimento fine a se stesso, riguarda soprattuttol'accertamento dell'identità da parte di pubblici ufficialio funzionari dello Stato Le possibilità di applicazionein banca appaiono limitate. Un dispositivo biometrico, ad esempio,può sostituire il tradizionale controllo del passaportoalla frontiera o la verifica del documento d'identità alpagamento della pensione. L'impronta più indicata per questotipo di applicazioni (ed oggi più utilizzata) èquella digitale.

Il controllo degli accessi riguarda sia l'accessofisico che logico. Per accesso fisico s'intende l'atto compiutoda una persona per passare da un'area ad un'altra. Accesso logico,invece, è la procedura con la quale si accede all'uso diun sistema o di un programma di elaborazione, oppure alle informazionicontenute in una banca dati.

In generale, l'impiego delle tecnologie biometrichein un sistema di controllo accessi, sia fisico che logico, migliorasensibilmente il livello complessivo della sicurezza. Il riconoscimento,tuttavia, anche se riveste un ruolo importante, è solouno degli aspetti che caratterizzano un accesso sicuro. L'introduzionedi un apparato biometrico in luogo del tradizionale badge o FIN,inoltre, comporta una serie di problemi di cui è bene tenerconto. Sono aspetti che riguardano il coinvolgimento dell'utente(grado di accettazione, rispetto della privacy, ecc.), l'operatività(competenza richiesta, tempi di riconoscimento, ecc.), l'affidabilità(tasso di errore, condizioni ambientali, ecc.) ed altro ancora.Ma c'è di più. A volte è opportuno (o necessario)impiegare un mix di tecnologie sullo stesso impianto affidandoagli apparati biometrici il compito di controllare gli accessia rischio più elevato. Non sempre però questi dispositivihanno una capacità d'integrazione pari a quella offertadagli apparati tradizionali.

Principio di funzionamento a parte, tutti i dispositivibiometrici si prestano, bene o male, a controllare gli accessi.Nell'accesso fisico, oltre alla verifica delle impronte digitali,un buon successo riscuote oggi il controllo della geometria dellamano. Molto promettenti appaiono anche i sistemi basati sull'analisidella voce ed i tratti caratteristici del volto. Per l'ingressoalle zone ad alto rischio ed in ambito militare, invece, la sicurezzaè nelle mani della retina e dell'iride.

In tema di accesso fisico, diverse sono le possibilitàdi applicazione in banca. Aree riservate sono presenti sia negliuffici direzionali degli istituti (centri elaborazione dati, archivi,centrale tecnologica, ecc.) sia nelle sedi e nelle filiali (caveaux,locali di sicurezza, ecc.). L'attuale stato dell'arte, tuttavia,suggerisce alcune limitazioni nell'impiego della tecnologia biometrica.Essa, insomma, dovrebbe essere usata come una medicina, solo quandoserve e se strettamente necessaria. In sintesi: gestire solo learee ad alto rischio, limitare l'ingresso a pochi dipendenti (oclienti selezionati), rinunciare al controllo di massa.

A livello logico, i dispositivi più usatisi basano sul controllo delle impronte digitali (raramente lageometria della mano). Buone prospettive si annunciano per l'analisidel volto e per gli apparati che controllano alcune particolaritàdel comportamento come la voce ed il ritmo della digitazione.

Negli istituti di credito le applicazioni piùdiffuse riguardano la protezione di computer centrali e periferici.L'obiettivo è di controllare meglio l'uso dei programmidi elaborazione e l'accesso alle informazioni da parte dei dipendenti.Per la clientela ottime prospettive s'intravedono nel remote bankingsia per l'accesso alle informazioni personali (situazione contocorrente, verifica saldo in tempo reale, ecc.) sia per effettuarepagamenti (bonifici, stipendi, giroconti, RIBA, ecc.) ed altreoperazioni bancarie. Applicazioni su larga scala interessano ancheil Bancomat, le aree self banking in generale e le transazionimediante POS. Il riconoscimento biometrico della clientela aumentanotevolmente la sicurezza nell'erogazione dei servizi non presidiatie riduce l'uso fraudolento delle carte di credito.

L'autenticazione, infine. Un documento che, al postodella firma, porti impressa l'immagine del polpastrello o dellaretina è inimmaginabile. L'autenticazione automatica dellafirma, perciò, è destinata ad avere un enorme successonel mondo bancario. La progressiva introduzione della tecnologiabiometrica (soprattutto quella legata all'analisi dinamica) consentiràdi ridurre drasticamente i tempi di controllo e aumenteràla sicurezza.



CONSIGLI PER GLI ACQUISTI
Dove e quando è necessario installare in bancaun sistema biometrico? Come scegliere l'apparato giusto? Qualeimpatto può avere sugli utenti?

A queste ed altre domande non è facile rispondere.L'introduzione di un sistema di riconoscimento biometrico richiedeuna corretta analisi dei rischi, un'attenta valutazione dei costi/beneficied il supporto tecnico di consulenti o aziende specializzate.

Oltre al principio sul quale si basa il riconoscimento,all'affidabilità e al costo, molti sono gli aspetti daconsiderare nella scelta.

Alcuni sono più abbordabili. L'accettazioneda parte dell'utenza, ad esempio, e quindi il tipo di coinvolgimento,la competenza necessaria e il livello di concentrazione richiesti;il rispetto della privacy, la possibilità che durante l'usosi possano verificare condizioni tali da creare sensazioni difastidio o frustrazioni.

Altri sono più squisitamente tecnici. Comela capacità di gestione (numero di utenti), il tempo dirisposta, il tasso di errore (falsi rifiuti e false accettazioni),la semplicità e la rapidità dell'apprendimento dell'improntacampione, l'affidabilità degli algoritmi di compressionee di criptazione, le possibilità d'integrazione con altrisistemi, la capacità di operare in rete, le condizioniambientali in cui il prodotto può funzionare, la manutenzioneperiodica necessaria, e via dicendo.

L'identificazione biometrica, detto fuori dai denti,è una tecnologia dirompente, ha un futuro luminoso ma nonè ancora matura. Le trappole sono tante e spesso nascoste.Cascarci dentro è un gioco da ragazzi.



LA SITUAZIONE ALL'ESTERO....
Ha aperto i battenti il 27 agosto scorso nel cuoredi Manhattan.

Si chiama Biometric Store. È il primo negozioal mondo dove è possibile ficcare il naso nei segreti dell'identificazionebiometrica. I principali prodotti oggi disponibili in commercio(per ora circa una trentina) sono in bella mostra, pronti peressere provati. Ci sono sistemi che riconoscono le persone dalviso o dalla firma, dalle impronte digitali o dalla retina. Quasitutti americani. In verità c'è anche un modelloeuropeo ed uno made in Israel.

A volerlo è stato l'International BiometricGroup (IBG), la più importante società di consulenzain questo settore. Negli Stati Uniti si stampano almeno tre rivistespecializzate ed i convegni si susseguono ad un ritmo incalzante.A fine 95 è nato anche un consorzio governativo: l'U.S.Government's Biometric Consortium. Ha per missione la ricerca,lo sviluppo, il test, la valutazione e l'applicazione delle tecnologiebiometriche. Dovrebbe occuparsi anche di standard per mettereun po' d'ordine nel settore. Non è una novità. Labiometric è un business targato Usa. Nell'ultima guidaagli acquisti pubblicata dal mensile AC&SSI, l'unica rivistasul controllo degli accessi, figurano ben 82 operatori. Il primoposto (29 aziende) spetta alla geometria della mano, seguita abreve distanza (24) dall'impronta digitale. In un convegno suisistemi d'identificazione automatica che si è tenuto inFlorida nel maggio scorso, qualcuno ha organizzato anche un BiometricsWeb Tour (una gita tra i siti Internet che si occupano della materia).I navigatori del ciberspazio possono visitare ben 29 siti cheparlano d'impronte (di cui più della metà digitali).

Mentre negli States le aziende specializzate (piccolee agguerrite) spuntano come funghi, l'Europa annaspa. La BuyersGuide 97/98 dell'autorevole rivista europea Automatic I.D. Newsne censisce appena nove. Qualche iniziativa in Inghilterra (soprattuttonelle Università), poche in Francia, qualcuna in Italia.Anche dall'Ungheria, uno dei primi paesi a buttarsi nell'affaire,non giungono da tempo più notizie. Gli Stati Uniti, ancorauna volta primi della classe, puntano molto sulla biometrica.Gli esperti di marketing ritengono che il vero boom si avràfra qualche anno grazie ad Internet. Ognuno da casa potràacquistare prodotti o fruire di servizi telematici solo dopo esserestato identificato dal computer. Password e firme elettronichefiniranno nel cestino. C'è chi scommette che ad avere lameglio sarà il dito (magari con il rilevatore incorporatonel mouse). Altri puntano sul parlato (il primo microchip chericonosce la voce costerà meno di 10 dollari), altri ancorail volto. Nella hit parade delle applicazioni seguono a ruotale banche (POS, ATM, Remote Banking), i servizi sociali, ilmilitare... Per il Vecchio Continente, una nuova colonizzazionetecnologica è alle porte.



..........E IN ITALIA
Curiosità, solo curiosità. Il futurodella tecnologia biometrica in Italia è ancora lontano.Molto interesse, qualche sperimentazione, pochi gli acquisti.Nel controllo degli accessi, il dispositivo biometrico èil terzo della fila. Primo (in attesa) è il badge a radiofrequenzacon lettura a prossimità, tallonato dalla carta chip. Ècosì che la pensa un panel di esperti intervistati l'estatescorsa dalla EIex di Torino, azienda che opera nel settore, incollaborazione con il mensile Essecome. I 72 addetti ai lavorinon hanno dubbi: la tecnologia biometrica che più si affermerànel nostro paese sarà legata al dito (impronta digitale),seguita a distanza dalla voce e dall'occhio (retina ed iride).Le aziende italiane impegnate nella ricerca di soluzioni biometrichesi contano sulle dita di una mano. Tre, forse cinque. Fanno quasitutto da sole. Aiuti dallo Stato neanche a parlarne; le Universitàsono latitanti (o se ricercano qualcosa nessuno lo sa). Gli importatorisi danno un gran da fare. Arriva quasi tutto dagli Usa, qualcosada Israele. Sono disponibili rilevatori biometrici basati sull'improntadigitale, la geometria della mano, la retina e la voce. Le soluzioniofferte sono quasi tutte del tipo "stand alone"; pochissimele integrazioni. C'è l'hardware ma manca il software etutto il resto, insomma.

Se l'offerta è carente è soprattuttoperché manca la domanda. Alcune installazioni nel settoremilitare, nelle banche, in poche industrie. Stiamo provando, ammettonoalcuni. Dobbiamo fare i conti con la privacy, si giustificanoaltri. Forse, più semplicemente, mancano i fondi. Aspettiamo.